Mani Rimdu a cura di Laura Fantin



Origini: la prima rappresentazione del Mani Rimdu al monastero di Tengpoche ha avuto luogo intorno al 1930. Non esistono testi o manoscritti, la sequenza dei riti e balli è tramandata oralmente.

Scopo: è una festa di carattere religioso, nella quale i monaci indossano maschere che rappresentano personaggi divini. Il Mani Rimdu cerca di iniziare alla fede nei fondamenti del buddismo tentando di risvegliare alcuni valori morali ed etici negli spettatori.

Significato religioso: Alcuni principi dottrinali vengono appresi e chiarificati dalle sequenze di riti e balli . Coloro che guardano il dramma con cuore puro acquistano indulgenze.

Preparazione: Tre settimane prima i vestiti vengono tirati fuori dal magazzino, sistemati e controllati . Il giorno prima viene fatta una danza di prova per sincronizzare la danza alla musica. Il monastero viene utilizzato come sala prova.

Durata: La data di inizio coincide con il plenilunio di Novembre. Le danze durano tre giorni.

Pomeriggio del primo giorno, cerimonia inaugurale: Un piccolo corteo lascia il gompa e si trasferisce nel cortile. È formato dai suonatori di corni, di tamburo, il direttore, portatori d'incenso, portatore di acqua santa. Giunto al cortile, il corteo si scioglie e ognuno prende il posto che gli è stato assegnato in funzione del proprio ruolo. La cerimonia è formata da quattro parti:

Cerimonia di benedizione ( augurio di una lunga vita spirituale);

Accettazione delle offerte ( torma o denaro in modo simbolico) distribuzione delle pillole della longevità (torma o riso rosso) e acqua santa fra devoti e presenti ;

Invocazione a Buddha;

Benedizione del priore (il priore spruzza su tutti i presenti acqua santa e la versa nelle mani dei fedeli).

Viene distribuito tè molto forte. Il priore cambia copricapo ad ogni fase significativa della cerimonia, usa la campana d'argento a forma di fulmine e il piccolo tamburo magico. Questa cerimonia ha lo scopo di allontanare i demoni e la loro influenza maligna sulle cose, persone, divinità e anche dalle montagne, che per gli sherpa hanno un' anima. Al termine il torma rimasto è distribuito fra i presenti mentre i monaci si alzano e ricevono dal priore la benedizione personale. Verso sera si ricompone la processione e ritorna dal cortile al tempio.

Secondo giorno: le danze o i tredici passi. Significato mistico: rappresentano il trionfo del buddismo sull' antica religione Bon (religione animista precedente a quella buddista ) le cui divinità sono state assorbite dal buddismo.

Prologo: Il dramma sacro è composto da tredici atti in rapida successione con lo scopo di insegnare ai fedeli fondamenti e precetti religiosi. Hanno carattere spettacolare e d' intrattenimento.

Struttura: è formato da tre diversi tipi di invocazioni e preghiere, passi d'introduzione alle danze e infine dai tredici atti ( che non hanno una sequenza fissa).

Preambolo: Apparizione degli araldi che eseguono la danza di apertura: giri dell'altare, salti e passi misurati in ogni direzione. Poi giungono i portatori d'incenso che, spargendolo, purificano l'atmosfera. Avanzano i portatori di cembali, i suonatori di clarinetto, i suonatori di piccoli cembali, i suonatori di corni e tamburi. Il priore e i suoi assistenti, dietro ad un paravento che li nasconde dal pubblico, recitano le preghiere di apertura. Al termine il drappo che li separa è tolto.

  1. Ballo della libagione dorata: è annunciato dal suono delle corna lunghe. Otto ballerini con costumi colorati entrano in scena.

  2. Danza dei quattro protettori dei punti cardinali: Sono quattro ballerini con una duplice simbologia: rappresentano la conoscenza e la giustizia ma anche i quattro re che difendono il credo buddista dall' attacco dei demoni: re del nord: dio della salute (maschera blu, vestito rosso) signore delle creature soprannaturali che causano le malattie. Re dell' est (maschera bianca) è detto anche re dei demoni.. Re del sud o re dei grandi demoni. Re dell' ovest (maschera rossa) è il dio dei serpenti.

  3. Padmasambhava accusa i demoni (un ballerino che rappresenta Buddha). Nella mano destra ha un fulmine e nella mano sinistra un pugnale. La maschera e l'abito sono di colore marrone , quello tipico del sacerdote. Questa parte della cerimonia ha lo scopo di glorificare gli dei buddisti che hanno portato vittoria contro i nemici della religione.

  4. Danza dei tamburi celestiali ( 4 danzatori) questo ballo è connesso con il precedente. Il ballo dei tamburi celestiali celebra la vittoria totale e completa sui demoni. Con colpi di tamburo l'evento vittorioso e il messaggio di verità ricordati nelle parole di Buddha giungono ai demoni. Il copricapo nero ha un triangolo doppio dipinto sulla parte superiore con una figura astratta. Il triangolo simboleggia i tre gioielli del buddismo: Buddha, la legge e la comunità monastica. Due ballerini colpiscono ritmicamente un piccolo tamburo, mentre gli altri due producono delle vibrazioni sui cembali. Il battere dei due tamburi celestiali, annuncia il messaggio di verità di Buddha al mondo. Alla conclusione del ballo, i monaci, nei loro costumi colorati, entrano nel gompa salendo la scala.

  5. Danza dei signori del cimitero. (4 danzatori) L'inizio del quinto atto è annunciato dal suono di corni fatti di ossa umane, dal tintinnio di cembali e dal colpire di tamburi. All' improvviso due ballerini con passi rapidi compaiono sulla scena, il loro compito è assoggettare il dio della morte. Essi si comportano come divinità benigne. Questo ballo ha anche il nome di danza macabra. Queste divinità si schierano contro i demoni e specialmente contro coloro che spogliano l'uomo della prodigiosa capacità di vivere. Ad un particolare movimento, il capo della cerimonia estrae un burattino alto circa 45 cm che i ballerini trascinano lungo il cortile. Dopo averlo spinto rudemente in senso orario, i danzatori posano il fantoccio sul terreno per un istante, poi ricominciano a ruotarlo in spirali più rapide e strette. In sottofondo i cembali lo seguono pigramente. Con minacce e gesti offensivi i due scheletri viventi uccidono il piccolo burattino che ora giace inerte. La musica si ferma e dalla scala di pietra scendono due nuove figure in costumi sfarzosi. I due ballerini tengono nella loro mano destra il pugnale con lama triangolare tripla . Tutti i ballerini fanno cinque giri energici dell'altare in modi diversi. Gli scheletri li seguono con i loro passi corti e i sacerdoti fanno gesti violenti come per lacerare l'aria coi loro pugnali. I due scheletri e i due sacerdoti concludono l' atto lanciando in aria il burattino come ultimo gesto di sacrificio al dio della morte.

  6. L' anziano studioso. (due attori). Senza il preambolo musicale, un personaggio entra sulla scena. Questi rappresenta lo studioso anziano, l' eretico. Ha un sorriso sarcastico e si muove a passi incerti. Rappresenta un buddista che ha perso la stima pubblica. Egli scende da una scalinata zoppicando e inciampando varie volte . Egli vuole offrire al priore una sciarpa bianca, ma non riesce a raggiungerlo perché è incapace di salire sulla scala che gli è stata offerta da un attore che si trova fra il pubblico. Questi metterà la sciarpa sul collo dello studioso con risa del pubblico. L'altro attore è un suo discepolo anch' esso goffo nel preparare il tè e versarlo nelle tazze. C'è incoordinazione. Lo studioso importunato dal comportamento dello scolaro si alza, fa un ultimo giro dell' altare e scompare risalendo una scalinata. ( atto comico)

  7. Il ballo delle otto furie. (8 danzatori) Sono i protettori della fede e rappresentano gli otto strumenti che mostrano all' uomo il percorso di conoscenza. Il ballo si svolge al suono della musica. Ad ogni giro in senso orario un attore esce dal gruppo e si ferma davanti al priore che osserva la scena. I monaci mormorano preghiere. La prima maschera blu è il protettore del buddismo. Un altro ballerino in maschera blu rappresenta il protettore personale del Dalai Lama ed è guardiano del buddismo. Il terzo, in maschera rossa, è il soggiogatore del dio della morte. Il quarto ballerino ha una maschera dalla bocca chiusa e rappresenta il dio della guerra. Il quinto attore ha una maschera bianca ed è il dio dell' abbondanza. Il sesto è il dio della salute. Il settimo danzatore è il dio della morte ed ha una maschera marrone. L'ottavo attore è il protettore dei cavalli e degli animali in generale. Alla fine di questo atto si ha una pausa con distribuzione di biscotti, yoghurt, tè.

  8. Ballo dell'uomo nero e del dio regionale. La scena inizialmente è dominata da due uomini neri che rappresentano due divinità locali subordinate alla terza, che entrerà in scena più tardi. I due ballerini entrano con le sciabole sguainate ed iniziano a ballare furiosamente lacerando l'aria con le loro armi. Come in una lotta immaginaria contro i demoni. I monaci intonano un canto per aiutare questi nella loro lotta. Al termine gli uomini neri rientrano nel gompa. Entrano gli araldi, i portatori d'incenso, suonatori di clarinetto, portatori di oggetti sacri.. Appare un terzo personaggio detto Zurra (un potente dio regionale) con la sua tunica marrone scuro. Egli rappresenta il difensore della fede ed è il protettore della valle di Kumbu. Scende lentamente e fa dei giri attorno all' altare al ritmo dei tamburi. Poi si siede in un angolo per permettere al priore di offrirgli del torma. I due uomini neri entrano in scena portando le offerte a Zurra. Questi lancia i doni in aria in omaggio alle divinità più potenti.

  9. Ballo dei viaggiatori del cielo ( 4 o 5 danzatori) Questo nome è dato a delle divinità femminili minori. ( sono chiamate Rinchen, Padma, Vivsa Vajra, Rod-je e in generale Dakini) Esse rappresentano alcune emozioni come la compassione oppure la misericordia. Aiutano la meditazione nei momenti difficili della vita del fedele e lo guidano nel suo percorso di conoscenza religiosa.

  10. L'uomo troppo sicuro di sé. ( due attori) Ha dei lati satirici nei confronti degli Indù. Sulla scena sono presenti due attori: Uno ha il ruolo dell'asceta indù dai vestiti stracciati, non giovane, eccentrico ed appariscente. Questi Indù, nella realtà, frequentano le strade affollate per mostrare agli altri la via della meditazione, vengono derisi dai buddisti che seguono una vita ritirata in preghiera. L'attore sulla scena, porta con sè un sacco a rete dove tiene le proprie cose. Nella mano destra ha un tamburo magico, nella sinistra un coltello. Il secondo attore è un seguace del primo: giovane, fragile e poveramente vestito. Il lato comico della scena è rappresentato da una serie di errori compiuti dall'asceta, che mettono in imbarazzo il discepolo che vorrebbe imitarlo e si trova costretto a difenderlo. L'asceta vuole fare un'offerta al priore ma non riesce a ricordare il nome del convento. Cerca il suo assistente chiamandolo ad alta voce per saperlo; una volta avuto il nome fallisce nuovamente a causa della sua inadeguatezza. Allora dal proprio sacco estrae una bambola che vuole offrire in sacrificio, il discepolo gli chiede di non essere crudele con la bambola... Per fermare le risa generali tenta di fare un esercizio Yoga , mette il proprio coltello nel terreno con la lama verso il cielo e trasporta il suo corpo sull' orlo della lama. ( gli spettatori sono in tensione.. essi sanno che il coltello utilizzato è vero). L'attore compie una serie di errori nel calcolo delle distanze e cade a terra morto. L'alunno scosso dice alcune parole contro alcune pretese degli asceti indù e fruga nel sacco del padrone per cercare qualcosa di commestibile.

  11. Danza dei due assistenti di Lha-mo (due danzatori) Gli assistenti di Lha-mo sono due dee minori che fanno parte delle dakini incontrate nel nono atto. Esse devono ammansire i nemici del buddismo. Hanno una maschera color cioccolato.

  12. La danza delle sciabole ( 4 danzatori) . I ballerini irrompono sulla scena brandendo enormi sciabole usate nella lotta contro i demoni. Questi ballerini rappresentano dei demoni convertiti dai sacerdoti, che hanno il compito di proteggere la religione buddista. Sono delle divinità minori... Essi lacerano l'aria con le lame e girano attorno all'altare al ritmo di musica. Si ha una invocazione da parte dei monaci e l' atto finisce.

  13. La danza dei protettori della valle di khumbu (due danzatori). I ballerini giungono in scena per compiere l'atto finale con offerta di torma a tutte le divinità. Gli attori prendono torma dall' altare e le gettano in cinque direzioni. Fra tutti i riti l'offerta di torma sembra la più efficace e la più gradita alle divinità. Questo rito rappresenta la devozione e la continuità del dialogo ininterrotto fra uomo e divinità. Questa danza è anche detta ballo di chiusura.

 

Terzo giorno. Cerimonia finale. Cerimonia composta e silenziosa. Inizia nel tardo pomeriggio del terzo giorno. Il priore prende posto sul trono. Sono presenti soltanto un suonatore di cembalo, un soffiatore di corno, due suonatori di clarinetto. Il priore indossa un abito giallo e suona la campana ad intervalli regolari. Egli prende piccole quantità di torma e riso che una donna gli offre e le getta nel falò accanto a lui; nel frattempo un monaco getta nel fuoco delle pergamene sulle quali sono presenti delle preghiere e delle formule magiche.

La fine della festa determina la morte di tutte le forze cattive e la istituzione della santità nella valle di Khumbu.